4 giugno 2014
Cronaca
Ultima chiamata per gli operatori dei call center di tutta Italia, arrivati a piazza della Repubblica per lo sciopero e la manifestazione nazionale indetti da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil. Alcune migliaia di lavoratori soprattutto dal Centro-Sud, dove opera la maggior parte delle società, per chiedere la salvaguardia dei 90.000 posti di lavoro del settore e ribadire il no alla delocalizzazione fuori dall'Italia. Bandiere sindacali, anche di Ugl e Cobas, e fischietti scandiscono la marcia, guidata dallo striscione "Contro delocalizzazioni e dumping". Per il segretario nazionale della Slc-Cgil Massimo Cestaro "la situazione è sempre più pesante: le aste al massimo ribasso sono insopportabili per i lavoratori ma anche per le imprese sane". C'è bisogno, attacca, di un "sistema di regole in linea con la normativa europea, precisa su questo aspetto". Spesso questo tipo di lavoro "è nato come temporaneo per gli studenti, in realtà per tantissimi è diventato il lavoro fisso, anche se i rapporti il più delle volte sono part-time". Lo racconta Salvatore Seggio, di Palermo, dal 2001 dipendente ad Almaviva, principale operatore italiano: "È cambiato tutto in peggio: ora le aziende ci pagano a chiamata e per rimanere nei costi dobbiamo parlare il meno disponibile. La colpa è della delocalizzazione, pensa al classico call center in Albania". Al momento, spiega "siamo in ammortizzatore sociale, con un contratto di solidarietà da 0 a massimo di 7 giorni. Da studenti ora tutti abbiamo famiglie, a Palermo siamo 4.000 lavoratori, l'80% con un contratto part time a 4 ore, molti stabilizzati grazie alla circolare Damiano". Per ora, chiosa, "fortunatamente si riesce in due a tirare avanti, anche con lo stipendio di mia moglie. Ma per quanto?". I manifestanti percorreranno via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, Largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiale, piazza Venezia, via Cesare Battisti per poi raggiungere piazza Santi Apostoli, attorno alle 12.30, per un comizio in cui è previsto anche un saluto del segretario generale della Cgil Susanna Camusso.